Arriva sempre il giorno in cui, per scelta o per necessità, ci si ritrova a rompere una tradizione, ma quel giorno non è oggi e Tremila Battute si appresta, senza un valido motivo a giustificare la scelta se non la consuetudine consumistico/religiosa, a festeggiare in Natale con un racconto ad hoc. Siccome però anche nel rispetto di tradizioni dal significato ormai sfumato come il compleanno di Gesù si può trovare qualcosa di utile, approfittiamo della ricorrenza per rispettare una promessa fatta qualche mese fa, ovvero di parlare della musica di Anna Castiglia.
Classe 1998, cresciuta in una famiglia piena d’arte (padre comico e speaker, madre attrice teatrale e sorella gemella artista circense), Castiglia l’ho scoperta da poco e non tramite la partecipazione a X Factor, evento che le ha dato sicuramente un boost di visibilità, bensì attraverso la partecipazione a un talk all’interno dell’edizione 2025 de Il tempo delle donne, dove rappresentava la nuova leva cantautorale “al femminile” insieme a Emma Nolde (di cui abbiamo parlato già due volte) e Anna Carol. Da quella chiacchierata e dai due brani suonati per l’occasione è nato l’interesse verso la sua musica, raccolta nella sua quasi totalità nel disco del 2024 Mi piace (pubblicato in collaborazione fra l’agenzia di booking OTR Live e ADA Music Live, la branca del gruppo Warner con un occhio aperto sul panorama indipendente), ma il percorso che l’ha portata a quelle dodici canzoni è lungo e pieno di spostamenti.
Catania, Torino e Milano sono le tappe attraverso cui la musica e la carriera di Castiglia si sono evolute, passando (come spiega in questa intervista) dalle cover nei locali nella città siciliana al salto definitivo nell’industria musicale, passando per la gavetta cantautorale nel capoluogo torinese, dove l’offerta di spazi per gli artisti emergenti si è coniugata allo studio: diplomatasi in canto, danza e recitazione alla Gipsy Musical Academy, dal 2020 inizia a far parlare di sé attraverso la selezione nel progetto di mentorship organizzato dal Reset Festival di Torino (fra l* artist* coinvolti c’era anche Eugenio Cesaro, frontman degli Eugenio In Via Di Gioia che qui conosciamo bene), esperienza seguita lo stesso anno dall’apertura al concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti allo sPAZIO 211 del capoluogo torinese. Il 2021 le dà soddisfazioni personali importanti come la vittoria del premio Nuovoimaie organizzato dal CPM di Milano, attraverso cui gira l’Italia in tour, e la selezione fra l* finalist* del Premio Lunezia a Roma, ma nello stesso anno dimostra di essere attentissima anche alla dimensione collettiva e sociale.
Canta Fino A Dieci è il collettivo transfemminista che Castiglia fonda insieme a Irene Buselli, Rossana De Pace, Valeria Rossi (in arte Cheriach Re) e Francesca Siano (in arte Francamente) con l’obiettivo di creare un ambiente di sorellanza e cooperazione e l’ambizione di ottenere l’equità di genere nel mondo della musica, un impegno che Castiglia porta avanti collaborando (insieme a realtà come Equaly) a campagne più ampie come, virando sull’attualità recentissima, My Voice, My Choice, un’iniziativa popolare che chiede al Parlamento Europeo di prevedere un meccanismo finanziario fra gli stati membri che permetta a donne e persone con utero di accedere a un aborto sicuro e libero anche se nel loro paese resta illegale. Al fianco di altre artiste come la stessa Siano, Giorgieness e Giulia Mei la cantautrice ha promosso l’iniziativa indossando magliette ai concerti e in generale mettendoci la faccia, alimentando il passaparola che ha portato in questi giorni al passaggio alla Plenaria del Parlamento Europeo a larga maggioranza: la strada è ancora lunga, ma vale la pena di festeggiare quando se ne ha la possibilità.
Fra il 2021, anno di fondazione del collettivo, e oggi Castiglia si trasferisce a Milano, dove studia canto pop/rock al Conservatorio Giuseppe Verdi, si esibisce su numerosi palchi insieme alle compagne del collettivo (Apolide Festival, Eurovision Village), come apertura a concerti di numeros* artist* (Carmen Consoli, Max Gazzè, Michele Bravi fra l* altr*) e ovviamente in solo, passa le selezioni di X Factor col brano Ghali (che, ci tiene a specificare nell’intervista linkata piùin alto, non vuole essere un attacco alla musica trap) e arriva, nel 2024, alla pubblicazione del già citato primo disco Mi piace. E vogliamo parlarne un po’, visto che i passaggi della carriera fanno brodo ma a parlare dovrebbe essere la musica? Castiglia coniuga nei dodici brani un sapore cantautorale molto nineties e l’amore per il jazz, duetta con Ghemon in Whitman e passa al dialetto catanese in U mari, esprime delicatezza in brani come Gli stessi e Sale dentro per poi affilare la lingua e lanciarla spedita verso le strofe accelerate di Ghali e Le chiese sono chiuse: si accorgono della qualità del lavoro anche al Premio Tenco, dove Castiglia vince per la migliore opera prima, e forse per festeggiare o più semplicemente perché la musica è la sua vita la cantautrice si regala in questo 2025 due feat importanti, rileggendo Le chiese sono chiuse e U mari con l’aiuto rispettivamente de I Patagarri e dei Selton.
L’abbiamo già citata più volte, ma non poteva che essere Le chiese sono chiuse la canzone a cui ispirarci per questo Natale tremilabattutoso. La quarta traccia diMi piace ci getta nuovamente in un’ambientazione pandemica, fatta di chiese chiuse “finalmente frequentate tanto quanto i ristoranti, i teatri oppure i bar”, ma quel periodo da cui saremmo dovut* uscire migliori Castiglia riesce a tratteggiarlo con ironia contagiosa. Anche il protagonista del racconto si trova, come l’autrice del brano, a intessere un rapporto diretto con Gesù, anche a scapito di un mondo esterno che nel frattempo caracolla in avanti: potete scoprire le conseguenze di questo inconsueto rapporto più in basso, subito dopo il mio augurio di buon ascolto, buona lettura e, sperando che possiate approfittare di questo periodo per ricaricare le pile e che non sia fonte di ulteriore stress, buone feste.
Se volete ascoltare questo e tutti (o quasi) gli altri brani che hanno ispirato i racconti di Tremila battute ora potete farlo tramite questa comodissima playlist su Spotify: in attesa di trovare un canale che ricompensi davvero l* artist* accontentiamoci di quel che passa il convento e ascoltate, condividete, supportate (e se avete canali alternativi suggeriteli nei commenti).
Scarica la fanzine di Tremila Battute: numero Zero, numero Uno, numero Due e numero Tre.
Vieni in una grotta
Ho riabbracciato Gesù quando hanno chiuso anche le chiese, perché ho scoperto insieme a lui i vantaggi della frugalità. Di tutte le cose che avrebbero potuto mancarmi non avrei mai pensato alla religione, ma il Natale senza messa mi è sembrato molto più triste che senza cene coi colleghi, con gli amici e la compagnia di teatro, quelle per cui dovevo risparmiare un mese prima allungando il gin tonic con l’acqua fingendo di averne preso un altro. E dire che a messa non ci vado dalla cresima.
Gesù non mi chiedeva soldi in cambio del suo amore, mentre ogni altro rapporto sembrava essersi spento con le transazioni che lo alimentavano. Senza aperitivi a cementare i rapporti i colleghi erano solo insopportabili; senza alcol, ché anche quel gin tonic eterno in fondo bastava a rendermi brillo, le chiacchiere con gli amici sembravano banali; il teatro su zoom abbiamo provato a farlo, ma senza la spinta di quei venti euro al mese per l’affitto della sala da giustificare l’impegno è venuto meno. Gesù invece era gratis e non mi annoiava parlare con lui, né lui si annoiava di ascoltarmi, a differenza del prete che mi dava la penitenza mentre ero a metà degli atti impuri da confessare.
Quando le chiese hanno riaperto, insieme agli uffici, ai bar e ai teatri, ho scoperto che la fede e la reclusione aiutavano il mio morale e la mia capacità di arrivare a fine mese. Fuori dai quaranta metri quadri in cui avevo stipato la mia vita la gente sembrava azzannarsi a vicenda, dentro invece pregavo e facevo yoga perche, così mi ha detto Gesù, certe pratiche gliele hanno rubate gli orientali ma il copyright resta suo. Non dovevo più chiedere ai miei genitori prestiti per pagare l’affitto, non dovevo più spendere soldi per l’abbonamento al mezzi pubblici e, soprattutto, non dovevo più annacquare i gin tonic che mi concedevo come premio per la ritrovata forma fisica, ché lo yoga in casa rende più di una qualsiasi attività all’aperto. Quando ce n’è stato bisogno ho lottato con le unghie e con i denti per mantenere lo smart working, perché non avevo più fiducia nel mondo e il mio mondo era la fede: in qualcosa di semplice e controllabile, intimo e confortevole, a misura d’uomo.
Mentre io non cambiavo e scoprivo che coi soldi risparmiati potevo permettermi qualche sfizio, tipo il servizio delivery della spesa, il mondo intorno non smetteva di ruotare. Con Gesù continuavo a chiacchierare di tutto, tranne di ciò che succedeva fuori dalla porta. Poi le bollette hanno cominciato ad aumentare, e ho scoperto che da qualche parte c’era una guerra che ignoravo; al rinnovo l’affitto è aumentato, e ho scoperto che la zona dove abitavo era molto più chic di cinque anni prima; il mio lavoro si è fatto più tecnologico, e ho scoperto che potevo essere rimpiazzato da una IA. Mentre vedo sgretolarsi le mie sicurezze un altro Natale si avvicina, e quando chiedo a Gesù cosa devo fare lui ripete parole che non sentivo più dall’infanzia: vieni in una grotta, al freddo e al gelo. Quanto invidio la sua capacità di adattamento.
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