Tremila Battute compie cinque anni! Come festeggiare? Un grande regalo di compleanno ce lo ha fatto il Circolo Masada, che fino a giugno ci ospiterà una volta al mese per parlare con autor* della rivista delle loro pubblicazioni, dei loro racconti e, ovviamente, di musica e letteratura (tenete d’occhio la pagina Facebook per essere aggiornat* sul calendario): un altro abbiamo deciso di farcelo/farvelo contattando autori e autrici che qui apprezziamo un sacco, facendo loro alcune domande che ci ronzavano in testa da un po’ riguardo al loro rapporto con la letteratura, con la scrittura e con tutto ciò che gira intorno all’ispirazione, al metodo e al modo in cui scrivono coloro di cui abbiamo adorato i libri.
Per questo secondo appuntamento abbiamo contattato Ilaria Petrarca e Mattia Grigolo, che hanno gentilmente risposto ai nostri quesiti.
Da quanto scrivi?
IP – Qualche anno.
MG – Tecnicamente mi sono messo a scrivere narrativa a sedici anni. Tenevo un diario su cui scrivevo racconti. Di ciò che mi accadeva in quel periodo non mi andava di scrivere. Preferivo alterare la realtà. Il primissimo racconto che ho scritto me lo ricordo ancora: c’era un castello e della gente che ci fumava dentro dell’erba. Ho iniziato a scrivere con più costanza a vent’anni, ho pubblicato su qualche rivista: Daemon Magazine, Frenulo a Mano, ho vinto un concorso di Minimum Fax, sono andato a ritirare il premio che ero ubriaco, avevo passato la notte provando a dormire su un pavimento di una cucina a Torino. Poi non ho mandato più nulla in giro. Ho fatto giornalismo per tanti anni. Nel 2020, in piena pandemia, ho mandato un racconto a te, per Tremila Battute, s’intitola Io e Franchino, come la canzone di Riccardo Sinigallia. Da lì è cominciata tutta un’altra storia. Sei stato l’inizio di un grande cambiamento.
Quando hai pensato la prima volta “sono brav* a fare questa cosa”?
IP – Scena: corso finesettimanale di scrittura di racconti. Giro di presentazioni dei partecipanti, ciao mi chiamo Petrarca ma non sono parente di, lavoro coi numeri, non so chi è Gordon Lish. Il docente mi bolla subito come “comparsa pagante”… come dargli torto? Be’, l’istinto è di alzarmi e fuggire, ma siccome ho pagato in anticipo faccio la parte della sansevieria che si ingolfa di sostanze tossiche restando comunque dritta e verde. Per tutta la durata delle lezioni muoio dentro in silenzio, finché arriviamo alla parte pratica. Ci viene chiesto di riscrivere il finale di un racconto di Tobias Wolff, un nevrotico litigio coniugale in stile minimalista. Imbastisco un finale ambiguo, butto fuori un tot di ricordi tossici miei personali, il docente lo legge e: “quasi mi piace più dell’originale” dice. In quel momento da comparsa mi sono sentita protagonista.
MG – Penso di essere bravo a fare questa cosa, ma è una montagna russa. Non sono tra le persone con più autostima che conosco. Faccio una gran fatica. Invecchiando, però, ho maturato anche una sorta di menefreghismo che mi aiuta molto: un tempo non avrei mai indossato i cappelli che indosso ora. Comunque: è una montagna russa, oppure una risacca.
Hai un metodo di scrittura?
IP – Sì. Pianifico la trama per mesi mentre i personaggi mi si rivelano a poco a poco: cosa desiderano, in cosa difettano, come parlano e quali abitudini hanno. Nel frattempo, scrivo a seconda dell’ispirazione finché, come in uno stereogramma, dai frammenti emerge una figura. Allora mi siedo e inizio a fare sul serio.
MG – Onestamente no. Non so cosa significhi avere un metodo di scrittura. Scrivo ovunque, ma mi trovo meglio alla mia scrivania. Scrivo se ci sono persone intorno a me, mio figlio che gioca o che guarda la tv. Scrivo con la musica oppure senza. Forse questo è un metodo di scrittura. A volte cambio font e rileggo tutto, a volte cambio il livello dello zoom nella cartella. Mi aiuta, è come se fossi un altro lettore, un altro me.
Ti è capitato di avere il blocco dell* scrittor* e/o pensare “non ho più un cazzo da dire”?
IP – No, però mi è capitato di pensare “dillo meglio, Ila!”
MG – Non mi è mai capitato di non avere più niente da dire. Spero non succeda mai. Faccio comunque di tutto perché non accada, per avere sempre qualcosa da raccontare. Il blocco dello scrittore spesso, è una costante. Ho decine di file in coma.
Hai una bacheca dei rifiuti modello Stephen King? Se sì (o se no e hai una buona memoria) quanti ne hai ricevuti?
IP – Certo che sì! Percentuale di rifiuti: 57% dei racconti – ma ammetto qualche invio “ambizioso”.
MG – Qualche anno fa ce l’avevo, per i racconti. Poi ho smesso. Sono andato a riaprirla ora: siamo circa 60/40.
Quale autor* quando lo leggi ti fa pensare “ecco, io non sarò mai così brav*”?
IP – Valentina Maini e un altro.
MG – Torno alla seconda domanda: non sono la persona con più autostima che conosco. Però sono anche una persona a cui piace la propria scrittura, il modo che ho di intenderla. Non sempre, ma spesso. Comunque, David Foster Wallace.
Qual è il testo che hai pubblicato su rivista, o che magari non hai mai neanche pubblicato, di cui sei più orgoglios*?
IP – “La candidata sintetica” (Enne2, numero 0), perché lo trovo ancora efficace e sintetizza temi ricorrenti nella mia scrittura: maternità, ibridazione, conflitto, politica.
MG – Su questa nessun dubbio: Dei Gabbiani stanno morendo, che è uscito sul numero 36 di ‘Tina. Lì, quando l’ho riletto la prima volta, ancora una bozza, mi sono detto: madò. Sono certo di non aver più scritto così bene come in quel racconto.
Ilaria Petrarca è nata a Roma nel 1983. Dottorata in Economia, ha lavorato per anni tra il Nord Europa e il Nord Italia prima di tornare a vivere a Roma. Ha frequentato corsi di scrittura ed editing letterario mentre pubblicava racconti e recensioni di libri. Nel 2023 ha vinto il Premio Dante Arfelli con il romanzo Null island, successivamente pubblicato da Readerforblind e finalista al Premio Zeno 2024.
Mattia Grigolo è cresciuto nella provincia milanese e vive a Berlino. Ha fondato la rivista letteraria «Eterna», il magazine di approfondimento «Yanez» e cura laboratori di scrittura con l’hub creativo Le Balene Possono Volare. Suoi contributi sono apparsi su diversi periodici e siti online. Nel 2022 ha esordito con il romanzo breve La raggia (Pidgin). Nel 2023 pubblica Temevo dicessi l’amore (Terrarossa Edizioni), la sua prima raccolta di short stories, che include due racconti vincitori del Premio Zeno 2022. Nel 2024 esce il romanzo Gente alla buona (Fandango), vincitore del Premio Zeno 2024. Cura la collana «Stormo» per Pidgin Edizioni ed è nel Comitato di Valutazione della rivista ‘Tina, fondata da Matteo B. Bianchi.
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