Racconto in musica 8: Dark room (Baustelle – Dark room)

Una delle mie aspettative quando ho aperto questo blog era che non rimanesse una cosa solo mia. Avere un maggior numero di narratori coinvolti apre a nuovi stili, ascolti musicali diversi, un maggiore spettro di contaminazioni, oltre a far sì che di queste pagine non si alimenti solo il mio ego (sì, mettersi in mostra piace a tutti e io non faccio eccezione).

Sono contento che il primo ad aver accettato la sfida sia stato Roberto Conti, da anni coinvolto nel mondo musical-letterario grazie all’associazione novarese Asap – As Simple As Passion e fra gli organizzatori del festival Balla coi cinghiali di Vinadio. Il suo racconto Creme è comparso all’interno dell’antologia NO – Dieci racconti per un nuovo immaginario novarese, mentre dietro le quinte Roberto si occupa del concorso letterario Provincia Cronica, un nome che già anticipa l’ispirazione musicale alla base del suo racconto: i Baustelle.

Attivi fin dal 1997, consolidatisi negli anni attorno alle figure di Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini, la band ha all’attivo otto album di cui l’ultimo, L’amore e la violenza, è uscito in due volumi fra il 2017 e il 2018. Dark Room è inserita all’interno di Amen, album del 2008 vincitore della Targa Tenco, uno dei picchi nella carriera di una band che ha avuto sempre la cura dei testi e degli arrangiamenti fra le priorità. Lascio la presentazione del racconto a Roberto, e al solito vi auguro buon ascolto e buona lettura.

Nel racconto ho provato a ricreare la sensazione di angosciato disagio di chi si dedica, per solitudine più che per piacere, ad illusori rapporti sessuali “usa e getta”. Ho spinto molto sull’ansia che ho utilizzato come chiave per personalizzare il racconto, rispetto a quanto dice la canzone. Per i più attenti il testo narrativo, nella sua brevità, è farcito di citazioni musicali dei Massimo Volume, di Umberto Maria Giardini e naturalmente degli stessi Baustelle. Per essere fedele al testo della canzone (scritto oltre che da Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi anche da Francesca Genti) ho mantenuto indeterminato il sesso del protagonista, quindi credo possa essere interessante leggerlo due volte, immaginandolo di generi diversi.

Dark room, di Roberto Conti

Ho passato tre ore per scegliere i vestiti adatti, anche se so perfettamente che all’interno della stanza non si vedrà quasi nulla. Gli indumenti rappresenteranno al più un impedimento, se non sono facili da togliere.

Prima di uscire ho riordinato l’appartamento, meticolosamente, ho spruzzato lo spray disinfettante con candeggina su tutte le superfici e le ho pulite con il panno in microfibra. In Germania purtroppo non trovo i detergenti che utilizzo abitualmente a casa, e qualche germe potrebbe sopravvivere. Ho allineato i soprammobili e controllato le scarpe impilate nel Mackapär, elemento contenitore bianco 80×102 cm.

Venti minuti di fila ordinata e sono dentro: ho fatto gli esercizi per la respirazione, come mi ha consigliato la dottoressa Morelli; ho anche cercato con lo sguardo gli oggetti color blu di Prussia, fissandoli nella stanza; ho toccato texture diverse ed esercitato il tatto immedesimandomi nella consistenza della moquette che riveste le pareti. Agli esercizi che coinvolgono il gusto e l’olfatto provvederò più tardi, perché il mix di umori corporei e nitriti alchilici che fuoriescono da piccole boccette di vetro permea ampiamente l’aria, provocandomi nausea e un contestuale aumento dei battiti cardiaci.

Nella stanza come previsto non si vede nulla. Intuisco la presenza di una decina di persone. Ferme, in attesa di appagare le proprie cattive abitudini, senza nulla da nascondere qui dove le tenebre avvolgono tutto come un sole nero.

La musica è sconcertante, forse anche per questo non riesco a smettere di far tremare le gambe. Sarebbe comodo andarsene, ma è troppo presto e non posso certo fuggire via così.

La mente costruisce una barriera impenetrabile, come una catena che roteando blocca tutti coloro che vorrebbero entrare. Il corpo, almeno lui, cerca di essere più collaborativo, prodigandosi in slanci verso le vite altrui, utilizza il tartufo per fiutare la selvaggina pregiata, di pelo o di piuma, e schivare il sudore di maghrebino.

Lascio consumare il presente, l’ansia e gli onnipresenti vapori chimici mi anestetizzano. In questa camera oscura, dove per impressionare la pellicola servono percezioni e rituali, ti prendo la mano e prima di andare avanti tengo a dirti che non ti conosco, ma ti voglio bene.

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Pubblicato da Ficky

Nel (poco) tempo libero scrivo racconti, guardo film e serie tv, leggo libri, recito in una compagnia teatrale, partecipo a eventi culturali e vado a vedere un sacco di concerti. Ho scritto per anni di musica (Indie-zone, Stordisco, Asapfanzine) e spero di trovare il tempo di farlo ancora per molti anni a venire.

2 pensieri riguardo “Racconto in musica 8: Dark room (Baustelle – Dark room)

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