Come siete messi a conoscenza del cinema giapponese? Io non posso dirmi certo un esperto, ma la cinematografia del Sol Levante mi ha sempre affascinato per la sua capacità di andare in molteplici direzioni, spesso totalmente divergenti. Che c’azzecca l’amore per la natura di Miyazaki con la commistione fra carne e metallo del Tetsuo di Shin’ya Tsukamoto? Come si fa a passare dalla narrazione in punta di piedi di Departures alla violenza degli yakuza (a tratti intrisa di lirismo e poesia) nei film di Takeshi Kitano? Magari in Giappone hanno una percezione del loro cinema che è simile alla nostra, vanno in sala e dicono “ah sì, il solito film che facciamo qua” come noi lo diciamo all’ennesimo film dello stesso manipolo di attori impegnato in primi piani intensi (qualunque riferimento a Boris è assolutamente voluto), ma il giorno in cui ci ritroveremo una roba sovrabbondante come Paprika del compianto Satoshi Kon qui in Italia io ringrazierò il dio del cinema in ginocchio sui ceci.
Ok, direte voi, ma perché questo excursus sul cinema giapponese? Perché questa settimana parliamo di Eiko Ishibashi, autrice della colonna sonora della pellicola vincitrice del Premio Oscar per il Miglior film internazionale Drive my car, e per essere più precisi è Lorenzo Santangeli a parlarne, ovvero l’autore del racconto di questa settimana.
Lorenzo è nato a Roma nel 1983, ma dalla città eterna si è spostato spesso e volentieri in giro per il mondo: Vienna, Dortmund, Lione e per un breve periodo anche Kyoto sono le città in cui ha abitato, poi nel 2014 si è trasferito a Londra per motivi di studio e risiede tuttora lì, lavorando part-time in un’agenzia pubblicitaria. Nel 2019 la casa editrice Ensemble ha fatto uscire il suo primo romanzo, Kernel, mentre suoi racconti negli anni sono stati pubblicati su riviste come La Nuova Verdə o, nel caso del racconto Il cinghiale, direttamente su Amazon (non chiedetemi perché il mio browser ha deciso di andare sulla pagina indiana del colosso, ho paura della risposta). Ha scritto altre cose, tutte prontamente respinte, ma a consolarlo dei rifiuti arriva la musica, con cui si diletta per svago e benessere personale. Nel tempo libero aiuta un amico a gestire un esperimento su Anobii, e se siete curiosi di sapere di cosa si tratta non vi resta che andare qui.
Non potrei presentare Ishibashi meglio di Lorenzo, per questo lascio a lui la parola per introdurre l’artista giapponese.
“Nel 2021 è uscito un film giapponese dal titolo “Drive My Car”. Il film ha vinto tre premi al Festival di Cannes, uno per la miglior sceneggiatura. La colonna sonora è firmata da Eiko Ishibashi, e il discreto successo europeo del film ha dirottato molte persone verso la sua opera, che è un labirinto o un castello pieno di stanze, stanze da letto, stanze per leggere, stanze per sognare e stanze per ballare, ci sono sale ampie e ben illuminate, e studi, biblioteche, anche corridoi ombrosi, segrete al lume di torcia, e cucine nei piani di sotto dove sui fornelli sta sempre cucinando qualcosa. Infatti Eiko Ishibashi, che impara pianoforte a Monbara, nella prefettura di Chiba, in Giappone, è una musicista nel senso più spaziale e verticale del termine, è sempre attiva, con le sue mani plasma la materia musicale a seconda del bisogno espressivo. In questo complesso che è la sua opera, Eiko Ishibashi mostra un piano da solista, un piano in cui collabora, un piano in cui sperimenta, un piano dove supporta altri a cui lascia la prima linea. Sono piani che si intersecano, si incontrano, si mischiano e si respingono. Musicista sempre più emancipata, indipendente soprattutto nell’arte, oltre che nell’aspetto più commerciale del termine, Eiko Ishibashi se affascina è un intero mondo da scoprire, in cui è possibile entrare da più di una porta e dove si può andare ovunque fin dall’inizio. Per orientare l’ascoltatore curioso ma impaziente, o il turista che vuole provare soltanto le attrazioni più rinomate, bisognerebbe creare un depliant simile a quelli dei parchi di divertimento. Per questo genere di semplificazioni c’è Internet, i siti come Discogs in cui trovare liste e crediti e hyperlinks. In questo breve articolo di presentazione torna magari utile evidenziare che intorno al centro di gravità di questa musicista giapponese da anni ruotano alcune lune di cui lei stessa talvolta è satellite. Due nomi su tutti sono quelli di Tatsuhisa Yamamoto e Jim O’Rourke, il primo principalmente batterista, il secondo guru di una scena ormai dimenticata la cui gloria ha raggiunto l’apice negli anni ’90. Con loro due Eiko Ishibashi ha instaurato quello che a tutti gli effetti è un rapporto d’amore, una relazione sentimentale dove si scopa facendo musica, dove l’erotismo sta nei ritmi e nelle armonie vocali, dove la seduzione è negli arrangiamenti, e il mistero è rinnovato dalla natura delle proprie passioni. Questa relazione ha generato negli anni figli belli e introversi, che leggono la poesia e frequentano i club dove ancora si può fumare dentro, sebbene ora al puzzo di tabacco si mischiano le fragranze dolci e fruttate delle sigarette elettroniche, e dove si beve sì birra, ma anche whiskey, liquore di riso e vino di prugna. In fondo si è di fronte a una donna riservata, devota alla sua arte, coraggiosa come pochi nell’esplorare, plasmando, questo suo mondo, nell’espandere questo suo castello di suoni fino all’ultimo alito di vita. Il pezzo scelto per fare paio con il racconto è preso da “Gasping_Sighing_Sobbing”, una collaborazione con il pianista jazz Hiroshi Minami, album che, sebbene fruibile gratuitamente su Bandcamp, non compare nelle piante del castello che si trovano in rete. Non stupisce, perché in questa imperterrita devozione non è raro che una porzione di musica sfugga, soprattutto quando trattiene delicatezza ed evoca sguardi verso altri pianeti, suggerendo che un viaggio interstellare è solo l’ennesimo sogno a occhi aperti di un essere insignificante. Altre collaborazioni fanno più rumore, come quella con il temutissimo Merzbow, un nome che da solo fa gracchiare le casse.
Un buon modo per entrare nella pregevole dimora di Eiko Ishibashi è andarla a vedere sul palco, dimensione dove la pluralità degli interessi non si smorza, e anzi contribuisce a popolare la galassia. Lo scorso 9 Novembre a Berlino, per esempio, Eiko Ishibashi si è esibita insieme a Will Guthrie, Brunhild Ferrari e Christoph Heeman. Una piccola nota per chi ancora non ha avuto il piacere di assistere a uno qualsiasi dei suoi concerti: non si tratta di una diva, né tantomeno di una femmina fatale. Infatti, per chi ha avuto la fortuna di vederla dal vivo, lei si è mossa nella sala senza alcuna posa, senza che dal suo corpo emanasse alcuna aura mistica. La sua persona è totalmente ridotta al minimo, per riversarsi in musicalità.”
La canzone che ha ispirato Lorenzo è Park, la penultima traccia del disco Gasping_Sighing_Sobbing del 2019, e lascio ancora che sia lui a introdurre la storia che ne ha tratto: “Nel racconto che segue, una ricerca rileva la presenza massiccia, in Giappone, di un certo tipo di donna. Non si sa se Eiko Ishibashi faccia parte di questo gruppo o no, ma più di un ascoltatore ha giurato di essere rimasto incantato dalla sua musica.” Se siete curiosi di sapere di quale tipo di donne si parla, e come queste incideranno sulla vicenda, non vi resta che andare poco più in basso, subito dopo il brano: buon ascolto e buona lettura.
Se volete ascoltare questo e tutti (o quasi) gli altri brani che hanno ispirato i racconti di Tremila battute ora potete farlo tramite questa comodissima playlist su Spotify: in attesa di trovare un canale che ricompensi davvero gli artisti accontentiamoci di quel che passa il convento e ascoltate, condividete, supportate (e se avete canali alternativi suggeriteli nei commenti).
Scarica il numero Zero della fanzine di Tremila Battute a questo link!
Pregiudizi, di Lorenzo Santangeli
I componenti della squadra avevano espresso alcuni dubbi sul comportamento del loro pilota Bianchi durante le qualifiche del gran premio di Kyoto, sul circuito urbano di Uji City, dove cinque anni fa ha ottenuto la sua prima pole, ma non avrebbero mai potuto sospettare quello che sarebbe accaduto il giorno della gara.
La sera precedente erano andati tutti insieme a mangiare ramen in un posto vicino l’albergo, la donna che cucinava aveva contribuito all’atmosfera rilassata. Dopo il tradizionale brindisi pre-gara si sono tutti ritirati nelle camere di buon’ora. Durante la notte alcuni dicono di aver sentito strani rumori, ma nessuno sa essere più preciso. Pare che, poco prima dell’alba, Silvestro Bianchi sia stato visto insieme a una donna.
A pochi minuti dal semaforo verde il pilota sembrava in ottima forma, anche più sereno del solito. Durante il giro di ricognizione ha comunicato alla squadra di sentire la moto come mai prima, era pronto a volare. I primi giri hanno confermato quelle sensazioni: Bianchi ha mantenuto la prima posizione e ha respinto i ripetuti attacchi di Joaquin Barca che lo tallonava. Al dodicesimo giro, però, Bianchi ha preso una strada sbagliata ed è scomparso tra le strade della città.
I responsabili dell’organizzazione giurano che non c’era modo di deviare dal circuito e i video, esaminati al dettaglio, hanno confermato che fino all’undicesimo giro quella via non era accessibile: per quanto strana la circostanza, si esclude che il pilota si sia perso. Bianchi e la sua squadra sono famosi per il lavoro minuzioso prima di ogni gara, il team si avvale di strumenti d’avanguardia per considerare ogni variabile. Emblematico l’episodio durante il gran premio d’Austria, quando il pilota ha evitato un suicida che correva sul circuito perché, come aveva dichiarato più tardi, grazie ai dati forniti dalle ricerche, se lo aspettava.
Quello che è accaduto in Giappone rimane un mistero, ma secondo i membri della sua squadra il motivo per cui Silvestro Bianchi è scomparso è da ricondurre alla donna con cui pare si sia incontrato la notte, all’altezza del palazzo di una nota casa produttrice di videogiochi sulla riva del fiume Uji. Uno dei rappresentanti del team, durante l’intervista rilasciata ad un blog su cui si scrive di sport e cultura, ha dichiarato che, a prescindere dagli eventi, l’intera squadra si prende le responsabilità dell’accaduto: se infatti avessero creduto ai risultati delle loro ricerche, senza dar retta invece alle proprie convinzioni, non si sarebbero fatti trovare impreparati in questa triste situazione. Quando gli è stato chiesto di essere più chiaro, l’uomo ha rivelato i dati di cui erano entrati in possesso: secondo i loro studi al momento il ventotto per cento della popolazione femminile giapponese, di cui un’alta concentrazione residente proprio a Kyoto, è composta da streghe, un dato che a tutti i componenti della squadra, per lo più ingegneri, era parso ridicolo. Rimane la profonda amarezza di un pensiero: che il grande pilota, e caro amico, Silvestro Bianchi, sia scomparso a causa dei loro pregiudizi.
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