Dal 22 al 24 settembre 2023 si è svolta la settima edizione di Firenze RiVista, e Tremila Battute può dire “io c’ero”. L’emozione di trovarsi nel campionato dei grandi, per quella che continuiamo a definire un’aspirante rivista letteraria, è stata enorme, e nell’arco dei tre giorni del festival abbiamo avuto modo di parlare con tante persone, partecipare al torneo di bocce ufficiale della rassegna (la partership con piédimosca edizioni ha portato ad un’eliminazione al primo turno, ma abbiamo dato filo da torcere a quelli che si sarebbero poi rivelati i finalisti del torneo ovvero i ragazzi di Amianto Comics), bere in ottima compagnia durante e dopo gli orari di apertura e, soprattutto, approfondire la conoscenza delle altre riviste presenti. Alcune le conoscevamo già, altre le abbiamo scoperte in loco, molte altre sono rimaste fuori da questa selezione ma chissà, ora che abbiamo ripreso questo format dopo una lunghissima pausa (qui il primo articolo dedicato alle riviste, qui il secondo dedicato a quelle che si occupano di flash fiction) può essere benissimo che finiremo a parlare anche di loro molto presto.
Ma ora bando alle ciance e partiamo con
Super Tramps Club (Benedetta Marinelli – Perché Desiré)

Super Tramps Club nasce nel 2018 a Torino, ma fedele all’idea che la narrativa sia vagabonda per natura la redazione (di cui fa parte anche Stefano Tarquini, vecchia conoscenza di Tremila Battute e in procinto di tornare su queste schermate) si sposta ora qua, ora là, facendo crescere nel frattempo il progetto in qualità e quantità di contenuti. Oltre al sito, in cui viene pubblicato un racconto o silloge poetica a settimana, l* membr* della redazione hanno messo in piedi anche Turchese, una rivista cartacea curatissima (che potete acquistare qui), e stanno per varare una casa editrice, dimostrando grande professionalità, ambizione e amore per la letteratura. Ogni testo viene poi corredato da fotografie splendide, frutto di collaborazioni con professionist* di ogni angolo del globo.
I racconti presenti in Super Tramps Club (e Turchese), pur notevolmente diversi fra loro, sono uniti da un ritmo trascinante e dell’originalità della prosa, segno evidente di una ricerca stilistica precisa da parte della redazione. Se avete nel cassetto (o più probabilmente nell’hard disk) un racconto che sa riscoprire la meraviglia e l’abisso del quotidiano, mostrare il lato nascosto di ciò che abbiamo davanti ogni giorno, la pagina a cui connettervi per ulteriori indicazioni è questa: la redazione vi darà in ogni caso la sua opinione, sicuramente ponderata e rispettosa visto che, avendo conosciuto alcuni dei membri, posso testimoniare che sono persone splendide tanto per parlarci di letteratura quanto per berci qualcosa insieme.
Succede in bagno: tiri giù i pantaloni e le dita inciampano su quel poro. Ti dici che no, non può essere, e, mentre il pavimento pelvico si irrigidisce a tal punto da interrompere il flusso di pipì, busserai alla porta della tana dove si è nascosto tutto questo tempo: lui, il pelo.
Bastardo disertore, quel pelo ha lasciato morire tutti gli altri fratelli e invece di cadere con loro… si è nascosto sottopelle, come i topi di fogna. A quel punto non puoi più negare che tu lo sapevi, eccome se lo sapevi, sin da quando ti strappavano il vello, che quello stronzo era già lì, a covare nel buio il pus, il rosso, il dolore.
Benedetta Marinelli, Perché Desiré
È stata ardua la scelta del racconto da citare a corollario della presentazione di Super Tramps Club. Avrei potuto scegliere questo, questo o uno di quelli pubblicati nel numero 5 di Turchese (tenete d’occhio il nome di Giuseppe Nanfitò: se al primo racconto apparso su una rivista tira fuori una bomba come Il Nettuno chissà cosa potrà fare in futuro), ma alla fine l’ha spuntata uno degli ultimi racconti pubblicati sul sito. Il racconto di Marinelli è infatti appassionante, originale, sociologicamente interessante, il tutto parlando dell’epopea di… un pelo sopravvissuto alla ceretta. Eh sì, quando si sa scrivere è possibile creare magia parlando di qualsiasi cosa: potete rendervene conto leggendo il racconto qui.
Neutopia (Adriano Giotti – Sputare nella neve)

Neutopia non l’ho scoperta a Firenze bensì due anni prima, in occasione della presentazione milanese del numero otto della loro rivista cartacea, ma vedere il loro banchetto alla rassegna fiorentina mi ha convinto subito a dedicare loro uno spazio in questo articolo. Vera e propria piattaforma culturale, Neutopia si articola in varie sezioni, dai racconti alla poesia passando per approfondimenti sociali, recensioni musicali, reportage e, in generale, una viva attenzione per tutte le forme dell’arte e quelle che può assumere in futuro. Nata a Torino nel 2016, dal 2017 Neutopia è un’associazione culturale che organizza nel capoluogo piemontese eventi, esposizioni artistiche e presentazioni, oltre ad organizzare dal 2019 nel quartiere Barriera di Milano il festival di poesia contemporanea e street art Poetrification e ad indire, dal 2020, il Premio Roberto Sanesi di poesia in musica. Ogni articolo, racconto o poesia pubblicato sul blog, aggiornato ogni due settimane, testimonia di una spinta alla sperimentazione e alla ricerca di nuove forme di espressione, caratteristiche che si ritrovano anche nel magazine che l* membr* della redazione pubblicano con cadenza quadrimestrale (la mia riscoperta di Iosonouncane la devo anche a un loro articolo dedicato all’album Ira): se volete collaborare a una qualsiasi delle sezioni qui trovate maggiori informazioni.
Hanno già sgomberato i primi due padiglioni dai senzatetto e dai migranti.
Adriano Giotti, Sputare nella neve
Entrano in quello degli zingari, la gerarchia della società viene rispecchiata anche qua nel caos, la prima fila dello squadrone scatta a picchiare. Gli zingari vengono aggrediti da dietro, mentre provano a scappare, manganellate e spinte, calci, alcuni provano a reagire ma non hanno speranza, gli antisommossa si accaniscono per spingerli fuori approfittandone per sferrare colpi violenti ai reni e nelle costole dove fanno più male. Roma la capitale dev’essere mantenuta pulita, il loro compito all’interno della società è sacro. Giorgio è tra quelli che picchia con maggior ferocia. Il sudore gli impregna la maglia sotto le ascelle, sulla schiena, se la sente appiccicata addosso. La persona è solo un bersaglio. Un corpo può subire un numero indefinito di colpi. Solo alla testa bisogna prestare attenzione. Giorgio picchia ovunque fuorché alla testa.
Così può colpire forte.
Adriano Giotti è un’artista a tutto tondo. Autore di vari corti e di un lungometraggio, Sex cowboys (2016), che ha ottenuto ottimi riscontri dalla critica italiana ed europea (e che ha vinto il premio come miglior film italiano al RIFF – Rome Indipendent Film Festival), quando non ha una videocamera in mano scrive e dimostra un’abilità fuori dal comune anche con la penna. I suoi racconti sono pubblicati su svariate riviste e su Neutopia è possibile trovare numerosi suoi testi, sia sul blog che sui numeri del magazine (compreso l’ultimo, Comunismo acido, uscito da poco più di una settimana). Sputare nella neve è uno dei suoi primi contributi pubblicati sul blog, un’analisi insolitamente sfaccettata di un celerino fra la sua vita privata e lo sgombero di un edificio occupato da effettuare senza andare troppo per il sottile: potete immergervi fra le pieghe di questa figura scomoda andando a questo link.
Birò (Valentina Falcioni – Camille)

Anche birò (che per una bizzarra casualità aveva lo stand di fronte a quello di Biro, rivista per genitori alla ricerca di contenuti originali) è una riscoperta, ma se due anni fa proprio a Firenze ne avevo scoperto l’esistenza è solo negli ultimi mesi che mi sono piacevolmente perso nei racconti pubblicati sul loro sito. Nata nel 2020, birò incentra la propria ricerca narrativa sulla prima persona singolare: che siano a tema libero o frutto di una delle call a tema lanciate saltuariamente i testi sono sempre narrati dalla viva voce dell* protagonist*, e ognuno è accompagnato da un’illustrazione originale. Schema che vince non si cambia, così la stessa formula è stata replicata anche per A4, la rivista di cui a Firenze è stato presentato il secondo numero nonché il primo cartaceo: se volete apparire sul sito e chissà, avere la possibilità di entrare a far parte del prossimo A4, potete cominciare a rispondere alla prossima call attiva fino al 15 ottobre (maggiori dettagli qui).
Ombra. Provo ad allungare le dita per imitare Claude, ma qualcosa le trattiene. Tento di nuovo, invano. Per un attimo sono Clotho, i capelli lunghi e avviluppati mi oscurano il viso, strusciano contro i seni emaciati e mi annodano i polsi. Poi rammento che sono stata io a plasmare la figura della moira scarna e decadente, mentre ora sono ricoverata, non riesco a dire da quanto, però so che sono legata come una bestia da macello. Ripetono che devo smetterla di agitarmi, mi stanno trasportando in fondo al corridoio, verso un posto sicuro.
Valentina Falcioni, Camille
Di tutti i racconti che ho letto sul sito di Birò quello di Falcioni mi si è impresso in testa, complice il fatto che tratta di una storia vera. Con una capacità di sintesi che non tralascia nessun dettaglio importante l’autrice narra infatti la storia di Camille Claudel, talentuosa scultrice ingiustamente considerata a lungo solo la musa di Auguste Rodin e ancora più ingiustamente segregata in un manicomio per gli ultimi trent’anni di vita dalla madre. Falcioni riesce a rendere con le sue parole tutte le sfaccettature della figura di Claudel, la sua passione per l’arte e per la vita così come la sofferenza dovuta a una prigionia da cui si rifiuterà di salvarla anche il fratello Paul, che non partecipò nemmeno alle esequie e lasciò che il corpo della sorella venisse sepolto in una fossa comune. Potete leggere il racconto, e rabbrividire per la sorte avversa della scultrice francese, andando prima di subito a questo link.
Quarere (Mariana Branca – Angelina no)

Di Quaerere avevo già sentito parlare, ma l’occasione di approfondire un po’ si è concretizzata solo nei giorni di Firenze RiVista. Come evidenziato dal nome stesso della rivista, che significa “ricerca”, Quaerere ha nel proprio spirito dialogo, discussione e confronto, veicolati attraverso contributi della redazione o di altr* collaborator* in quattro sezioni distinte (Filosofia, Lettere e dintorni, Recensioni e Poesie). E i racconti? Ci sono anche quelli ovviamente, e anche loro non sfuggono alla missione della rivista: in essi l* membr* della redazione cercano una visione, una tensione verso un senso, qualsiasi esso sia. Per trovarli si affidano a delle call tematiche (l’ultima, incentrata sul conflitto, è terminata il 30 giugno), per poi pubblicarli dal 2022 in una rivista scaricabile gratuitamente o acquistabile in forma cartacea, giunta ormai al quarto numero e con un quinto in fase di produzione. Vi servono ulteriori delucidazioni su come fare a collaborare, con un racconto o magari con un articolo? Qui trovate tutte le informazioni del caso.
Angelina no, tu Angelina hai le palpebre gonfie e gli occhi schiacciati neri dentro come due spicchi d’aglio bruciati o due carboni o due pezzi rotti di lavagna. Angelina ci guardi fisso e noi ti cerchiamo gli occhi tra le palpebre ammassate, ti scorgiamo i pistilli neri e ti ascoltiamo dire frasi senza senso e tu ridi, quando ci incontri, i tuoi spicchi d’aglio bruciati ti sorridono belluini sulla faccia, Angelina che te ne stai all’angolo della strada del quartiere che va verso il ponte di R. con la tua bambola di pezza, in estate vestita di uno smanicato, in inverno di un cappotto che era stato bianco, che indossi quasi per tutto l’anno, perché nel quartiere Pozzo di S. fa freddo sempre, un freddo che è forse come il freddo dentro al pozzo, quello di centinaia di anni al centro del quartiere, che quando eravamo piccoli Matteo ci cadde dentro e, non fosse stato per le edere e le gramigne, torte e ritorte su loro stesse e intorno al pozzo fino a renderlo un’escrescenza, un nocchio, una tumescenza dell’edera e della gramigna, dure e forti più della pietra del pozzo stesso, non l’avremmo mai più rivisto, Matteo. Che una volta fuori dal pozzo di edera e gramigna, disse faceva freddissimo, là dentro.
Mariana Branca, Angelina no
Il modo migliore per introdurre ai racconti di Quaerere mi è sembrato quello di utilizzare il testo di Mariana Branca. Perché? Perché è frutto di una richiesta specifica della redazione, la ricerca dello stile di Branca per inaugurare il numero quattro della rivista. E che stile! L’autrice, che nel 2022 ha esordito con il libro Non nella Enne non nella A ma nella Esse per la casa editrice Wojtek, traccia il ritratto di una outsider totale attraverso le parole di un “noi” indefinito, un gruppo di ragazzi del quartiere Pozzo di S. che sminuisce la povera Angelina mentre magnifica le altre ragazze in età da marito, il tutto con una fluidità di linguaggio che irretisce il lettore: per provare l’esperienza andate qui e, già che ci siete, leggetevi anche gli altri splendidi racconti del numero.
Bonus track: L’inquieto

Ok, de L’inquieto abbiamo già parlato in un vecchio articolo, ma dieci anni si compiono una sola volta e loro hanno deciso di farlo in maniera speciale. A Firenze Martin Hofer ha infatti portato la prima versione cartacea della rivista, con l’intenzione esplicita di capire chi sono e quanti sono, al di fuori delle fredde statistiche del sito, i lettori de L’inquieto: sette racconti inediti di autor* che già vi avevano pubblicato in passato (qualche nome? Mattia Grigolo, Claudia Grande e Simone Lisi, quest’ultimo protagonista di una splendida lettura con live painting durante l’evento che ha chiuso Firenze RiVista), sette illustratori ad accompagnare con la loro arte le parole, un compendio fisico imperdibile per ogni amante della lit-web che potete acquistare qui. Se invece siete di Milano e la rivista volete comprarla di persona, eccovi accontentati: fatevi trovare alla libreria Noi alle ore 19 di giovedì 26 ottobre, qui trovate maggiori dettagli.
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