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Racconto in musica 130: Il ciclo (Fernweh – Drift)

Cosa avete da fare la prossima settimana? Qui a Tremila Battute vi consigliamo una gita milanese, per due motivi. Il primo è che c’è BookPride, la fiera dell’editoria indipendente, e vagare fra gli stand di tante case editrici che credono fortissimo in forme laterali di letteratura è sempre una bella esperienza, nonché partecipare alle varie presentazioni/discussioni che si svolgeranno nelle aree adibite all’uopo (ci troverete pure noi, a chiacchierare insieme ad Angelo Calvisi del suo libro Mattoncini). Il secondo motivo è che il 12 marzo si chiude la mostra Bosch e un altro Rinascimento a Palazzo Reale, e per gli amanti dell’arte è una tappa imprescindibile. Certo, alcune delle opere del pittore fiammingo sono purtroppo già ritornate a casa, ma capolavori come il Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio o il Trittico del giudizio finale valgono da soli l’ingresso e la mostra è organizzata impeccabilmente per farvi entrare in quel mondo affascinante e inquietante allo stesso tempo (io ci sono rimasto dentro per tre ore, e sono volate): non è solo un modo di dire, perché al termine del percorso un’esperienza audiovisiva immersiva vi permetterà di vedere animarsi il Trittico del giardino delle delizie, grazie alla collaborazione fra lo studio milanese di multimedia design Karmachina e la band di cui i parliamo questa settimana, ovvero i Fernweh.

Formatisi a La Spezia nel 2015, i Fernweh (termine tedesco che possiamo tradurre, prendendo a prestito una delle frasi che si intersecano nella loro omonima canzone, come “nostalgia di qualcosa che non è ancora avvenuto e ci manca già”) sono un trio composto da Emiliano Bagnato (chitarre e sintetizzatori), Lorenzo Cosci (batteria e percussioni) e Daniel Leix Palumbo (tastiere e sintetizzatori). Iniziano come gruppo di improvvisazione live, spaziando fra mondi sonori affini al post rock, al noise e alla sperimentazione elettronica, ma presto il progetto prende due strade parallele: una prettamente da band, che li porta alla pubblicazione del primo omonimo album nel luglio 2018, e una da sound designer, propiziata dall’incontro con Paolo Ranieri di Karmachina. La collaborazione fra Fernweh e Karmachina inizia con Homage to Maya, performance multimediale che rende omaggio al lavoro della videoartista Maya Deren attraverso alcuni suoi lavori degli anni ’40, travalicando già i confini nazionali attraverso la presentazione del progetto in vari club e festival di video arte e cinema. Tramite il canale YouTube della band potete avere un assaggio di tutti i lavori portati avanti negli anni: Utopie radicali. Oltre l’architettura: Firenze 1966-1976, ospitato all’interno di Palazzo Strozzi fra ottobre 2017 e gennaio 2018 e dedicato al movimento radicale di design che animò in quel decennio il capoluogo toscano; Luminale, video mapping proiettato sulla facciata dell’Opera Antica di Francoforte che ne ripercorre la storia, dalla costruzione delle fondamenta nel IX secolo alla destinazione a sala concerti odierna, passando per il bombardamento che lo danneggiò durante la Seconda Guerra Mondiale e la successiva ricostruzione grazie al contributo della popolazione; Tríptiko, la già citata opera multimediale ispirata da Hieronymus Bosch, presentata per la prima volta ai Princess of Asturias Awards di Oviedo nel 2019.

Nel frattempo i Fernweh continuano anche con l’attività live, dividendo il palco anche con Tobjah dei C + C = Maxigross di cui vi avevamo già parlato poco tempo fa, ma sul fronte discografico tutto tace. Questo almeno fino al 24 febbraio, quando Tríptiko diventa anche un disco: musica elettronica che fonde suggestioni moderne con suoni d’epoca, anche senza la sua componente visiva l’opera mantiene tutto il suo fascino e porta l’ascoltatore in un altrove che passa dall’estatico al cupo, perfetto contraltare all’immaginario da cui prende spunto.

La traccia che mi ha influenzato non è presa però dall’ultimo lavoro dei Fernweh, bensì dalla prima traccia del loro disco d’esordio, Drift. Viaggio strumentale che parte da suggestioni algide prettamente elettroniche per animarsi in corsa con chitarre distorte e batteria, la canzone mi è sembrata la colonna sonora perfetta per una storia che avevo già in testa e che dai suoni della band ha attinto per trovare una forma diversa: potete leggere il racconto come al solito dopo il brano che l’ha ispirato, a me non resta che augurarvi buon ascolto e buona lettura.

Se volete ascoltare questo e tutti (o quasi) gli altri brani che hanno ispirato i racconti di Tremila battute ora potete farlo tramite questa comodissima playlist su Spotify: in attesa di trovare un canale che ricompensi davvero gli artisti accontentiamoci di quel che passa il convento e ascoltate, condividete, supportate (e se avete canali alternativi suggeriteli nei commenti).

Scarica il numero Zero della fanzine di Tremila Battute a questo link!

Il ciclo

Ascolta. Resta concentrato. La senti quella vibrazione? È qualcosa che si riesce solo a intuire. Una sensazione passeggera, come quando ti sembra di essere a un passo da una grande rivelazione. La radiazione di fondo dell’universo, l’elenco di informazioni attraverso cui tutto si assembla in una nuova forma. Pensi che a quel livello di profondità scatti un allarme per le nostre umili vicissitudini? Che una rivoluzione, un attentato riuscito o fallito, possano in qualche maniera turbare l’esistenza? Eppure a noi continua a importare, e siamo anche noi parte del creato.

Osserva. Non ti lasciare incantare dalle voci che dicono che siamo distaccati dalla natura. Non è così. Siamo elementi del grande gioco, solo un po’ più consapevoli degli altri. Questa consapevolezza ci ha portati qui, nella sala di regia dove si scrive il futuro, quel piccolo pezzo che ci riguarda direttamente. Tutto è collegato, puoi vederlo coi tuoi occhi. Lo squillo di un telefono, cartelli e megafoni branditi in strada, una colazione fatta con latte e biscotti piuttosto che con un toast al prosciutto. Il proiettile che trapassa il cranio, il sangue che si mischia col latte: danni collaterali. Il tè troppo caldo che scotta il labbro, un dado gettato in un vicolo: segnali. Se sai leggere le informazioni puoi capire il corso degli eventi. Se puoi capirlo, puoi anche cambiarlo.

Agisci. Sei qui per questo. Non ti fare scrupoli inutili. Se tutto è uno, come possiamo sbagliare? Se diamo una direzione diversa agli eventi, non è quella che avrebbero sempre dovuto prendere? Qualcuno ti dirà che stiamo mandando il mondo alla deriva, ma le parole vuote abbondano sulla bocca di chi non sa farsi carico delle proprie azioni. Il potere è solo un’altra faccia della responsabilità.

Ciò che facciamo va fatto. Ciò che facciamo è sempre stato fatto. La nostra libertà è compressa fra ciò che conosciamo e ciò che decidiamo di ignorare, ma è pur sempre libertà. Unisci i puntini, e otterrai un ciclo. Spezza il ciclo, e otterrai il controllo. Ottieni il controllo, e spera di non essere al centro di un ciclo di cui non abbiamo ancora compreso i margini.

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Pubblicato da Ficky

Nel (poco) tempo libero scrivo racconti, guardo film e serie tv, leggo libri, recito in una compagnia teatrale, partecipo a eventi culturali e vado a vedere un sacco di concerti. Ho scritto per anni di musica (Indie-zone, Stordisco, Asapfanzine) e spero di trovare il tempo di farlo ancora per molti anni a venire.

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