Sicuramente meglio di Batman & Robin: The Batman

Partiamo già col piede sbagliato: io in realtà Batman & Robin non l’ho visto, perché Joel Schumacher già aveva marcato male col film precedente (al netto di una carriera piena di filmoni, è proprio coi supereroi che non ce la faceva) e vederlo programmato in prima visione alla domenica pomeriggio su Italia Uno, cioè nella fascia in cui venivano infilati i film per famiglie scadenti, non è che mi abbia proprio fatto pensare “ah però, dev’essere un capolavoro”. Non ho visto neanche Batman Vs Superman e Justice League, gli ultimi film in cui il vendicatore mascherato di Gotham City si è mostrato, perché la delusione per aver sperato inutilmente, col primo, in una trasposizione de Il ritorno del cavaliere oscuro di Frank Miller è stata dura da digerire, ma per il resto l’alter ego notturno di Bruce Wayne me lo sono beccato in tutte le salse, pure in quella provvista di pancera degli anni 60.

“Ci sono giorni in cui non riesci proprio a liberarti di una bomba”

Al netto delle mancanze la notizia che c’era un nuovo Batman all’orizzonte l’ho accolta con curiosità, il fatto che lo avrebbe interpretato Robert Pattinson l’ha alimentata: poi, siccome ho la memoria di un pesce rosso e c’è pure stata una pandemia di mezzo, me ne sono dimenticato e all’improvviso ho scoperto che nei cinema c’era il Batman migliore di sempre. Di sempre? Addirittura? Sono anche io una vittima dell’hype, e nonostante delle voci contrarie (di cui pure mi fido molto) ho deciso di andare a tastare con mano se era davvero così.

Molto bella la fotografia

The Batman inizia bene, con una presentazione dell’uomo pipistrello perfetta nelle intenzioni: dalla sua viva voce lo sentiamo parlare del suo ruolo e del crimine che dilaga, mostrando come ha trasformato l’impossibilità di essere dappertutto nel timore (per i criminali) che possa essere ovunque, in ogni angolo buio. Poi però incontra una banda di teppisti che vuole sfogarsi su un innocente come “rito d’iniziazione” per un membro riluttante, e quando Batman si palesa quelli gli ridono dietro, secondo il classico stereotipo del Cattivo Strafottente Che Poi Ne Prenderà Un Sacco, ed infatti è così che va.

È un film dalle due anime quello di Matt Reeves, pieno di contrasti. Non tanto fra la ricerca di realismo in un mondo in cui viene accettato il fatto che un vendicatore mascherato (già di suo poco credibile) vada in giro con uno scomodissimo mantello, perché questo lo aveva già fatto Christopher Nolan nella sua trilogia: i contrasti in The Batman sono di coerenza e intenzione, disseminati lungo tutta la pellicola come una caccia al tesoro alternativa all’indagine che vede l’uomo pipistrello, coadiuvato dal fido tenente Jim Gordon (Jeffrey Wright), seguire le orme lasciate in bella vista dall’Enigmista di Paul Dano, mattatore nonostante lo si veda in volto solo per poche scene concentrate perlopiù nel finale.

Dal fotoromanzo di Batman e Catwoman

Da dove iniziare? Dai poliziotti che irridono Batman ma poi gli lasciano violare le scene del crimine senza troppi problemi? Dagli stessi poliziotti che, sempre su una scena del crimine, allertati da una colluttazione fra Batman e Catwoman (Zoe Kravitz) si limitano a illuminare un angolo a caso con la torcia invece di controllare tutto l’appartamento? Questi sono problemi minori rispetto alla love story forzata che unisce pipistrello e gatta, portata avanti perché così vuole il canone ma senza un briciolo di chimica che vada oltre il “tu sei un maschio alpha e quindi finirò per sbavarti dietro anche se sono una donna indipendente”, o al fatto che l’integerrimo difensore della città (Vendetta, per gli amici) non si faccia problemi, in nome di non si sa bene quale bisogno di informazioni, a voltare lo sguardo dall’altra parte mentre vede il Pinguino di un’irriconoscibile Colin Farrell (a metà fra Al Capone e Scarface, giusto per esplicitare i suoi legami con la mafia) svolgere traffici illeciti davanti a lui.

C’è troppa roba in questo The Batman. Troppi personaggi, una trama resa più complicata di quello che è e l’impressione costante che manchi approfondimento, nonostante le quasi tre ore di durata. L’emblema di tutta questa fretta di dire un sacco di cose senza prendersi il tempo di dirle bene è (minimo SPOILER) il momento in cui viene adombrata la possibilità che Thomas Wayne, il padre perfetto dalla cui morte è nata la vocazione a combattere il crimine di Bruce, fosse pure lui legato al sottobosco mafioso in cui sguazza Carmine Falcone (un John Turturro che, per essere a capo dell’impero criminale di Gotham, non intimorisce mai davvero): dieci minuti di film e la tesi è già smontata, resa molto più soft e digeribile, ammazzando in tempo zero un climax che, a quel punto, viene da chiedersi perché sia stato messo. È come se a Reeves fossero state legate le mani: riporta pure l’uomo pipistrello alla sua componente investigativa (effettivamente mai sfruttata al cinema), ma metti a lui e agli altri personaggi frasi fatte in bocca ogni due per tre; instilla il dubbio nello spettatore che la sua famiglia non sia integerrima come siamo abituati a credere, ma fai marcia indietro subito mica che i fan si lamentano; dai pure un background a Selina Kyle, ma sia mai che questo le dia uno spessore maggiore di “sono una ladra e sono qui per limonare con Batman”.

Non il mafioso di cui avevamo bisogno, ma forse quello che meritavamo

L’incoerenza permea persino le sequenze d’azione, spettacolari ma a volte controproducenti. Parlo della scena di inseguimento che vede Batman e *personaggio occultato per evitare spoiler* lanciarsi in mezzo al traffico cittadino in un profluvio di danni collaterali, roba che Hancock al confronto si meritava le chiavi della città: possiamo anche valutare le attenuanti riguardo a una errata valutazione del pericolo, perché il Batman di Pattinson è ancora lungi dall’essere l’eroe navigato che siamo abituati a vedere, ma il modo in cui l’uomo pipistrello reagisce a quel casino (praticamente un’alzata di spalle e via) stride con l’immagine dell’eroe che non vuole uccidere nessuno, esplicitata da scene in cui perde tempo del tempo per mettere in sicurezza malviventi che ha appena riempito di mazzate (mazzate fra parentesi molto realistiche, sullo stile della trilogia di Nolan e, se vogliamo fare un paragone extracinematografico, della saga videoludica sviluppata da Rocksteady).

Sorvolando sul fatto che nel 2022 si possano ancora inserire una scena in cui qualcuno potrebbe uccidere Batman se solo non ci mettesse due ore a prendere la mira (ma poi perché, una volta fatti i conti col fatto che il suo costume è antiproiettile, nessuno pensa di sparargli in faccia?) e una in cui qualcun altro potrebbe togliergli la maschera, ma si decide a farlo solo nel momento in cui l’eroe si sta svegliando, che rimane? Un film dall’impianto noir, pieno di pioggia e sporcizia, caratterizzato da un buon ritmo (nonostante la durata e i difetti non ci si annoia, il che non è il più grande dei pregi ma è pur sempre qualcosa) e da qualche momento meno scontato di quanto poteva essere visto il tono generale (il confronto fra Batman e l’Enigmista in cui per una volta è il secondo, dopo aver adombrato la possibilità che i due siano più simili di quanto si pensi, a rifiutare il paragone). The Batman è intrattenimento, alto in alcuni punti ma pur sempre con l’occhio puntato verso il grande pubblico e i luoghi comuni che quel grande pubblico pretende (o si è abituata a pretendere): nemmeno Nolan ne è stato esente, particolarmente in quel momento sui traghetti imbottiti di esplosivo che finisce con un improbabile “volemose bene” collettivo, ma qui c’è ancora di più l’impressione che tutti i dubbi morali, le difficoltà e i drammi che l’uomo pipistrello è costretto ad affrontare non servono a stimolare ragionamenti ma semplicemente a farlo elevare, alla fine, al ruolo di amichevole Batman di quartiere… O era qualcun altro?

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Pubblicato da Ficky

Nel (poco) tempo libero scrivo racconti, guardo film e serie tv, leggo libri, recito in una compagnia teatrale, partecipo a eventi culturali e vado a vedere un sacco di concerti. Ho scritto per anni di musica (Indie-zone, Stordisco, Asapfanzine) e spero di trovare il tempo di farlo ancora per molti anni a venire.

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