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Alla festa delle distorsioni con Ruggine dei Pontecorvo

Se c’è una cosa che è chiara fin dalle prime note di Cade, traccia d’apertura del disco dei Pontecorvo, è che ci sarà ben poco spazio per la riflessione. Ruggine, album che arriva a quattro anni di distanza dal primo ep omonimo, è una corsa a perdifiato lungo sentieri garage rock che si sporcano di stoner e blues, sette tracce veloci (a parte la conclusiva Prendere sonno sono tutte al di sotto dei tre minuti) in cui le distorsioni la fanno da padrone, arrivando a spandersi persino sulla voce.

La band brianzola, formata da Fili (chitarra e voce), Ale (basso) e Fra (batteria), ha l’innegabile capacità di saper mescolare i vari elementi che compongono la propria musica in maniera non scontata: basta arrivare a metà del singolo Gaviscon Blues per rendersene conto, quando la band tira il freno a mano e piazza un finale grosso e lento nella miglior tradizione stoner, mentre nella successiva Freddo sono le influenze blues a ritagliarsi spazio. Quello che rimane sempre invariato è l’approccio diretto e senza fronzoli, voce urlata per la stragrande maggioranza del tempo e le distorsioni della chitarra che seppelliscono tutto come un rullo compressore, lasciando un po’ di respiro solo in una Prendere sonno piazzata non a caso al termine e riecheggiante delle atmosfere inquiete degli Alice in Chains (qualcuno ha detto Angry chair?).

I testi sono intrisi di disillusione, urlata forte quasi a scrollarsi di dosso un futuro senza prospettive, ed è un peccato che la voce di Fili sia utilizzata a mo’ di quarto strumento: gravata di distorsioni e lasciata a sgomitare coi suoni aumenta l’effetto di coesione generale, ma paradossalmente la mancanza di un elemento anche solo leggermente fuori dal coro finisce per mitigare la potenza del trio. Ruggine è un disco che nei suoi soli diciannove minuti di durata riesce a essere estremamente vario, con arrangiamenti interessanti (Paglia è la miglior traccia sotto questo punto di vista, con un finale al fulmicotone molto convincente) condensati in brani che puntano sempre e comunque a vincere per knock out, ma suona stranamente più monotono di quello che effettivamente è. La mia sensazione, strettamente personale, è che nella loro musica i Pontecorvo riescono a sfogare le proprie frustrazioni, ma manchino ancora della rabbia per andare oltre la disillusione e incazzarsi per davvero: la strada è quella giusta, ancora un piccolo step e avranno la potenza necessaria per lasciare senza fiato l’ascoltatore.

Uscito ad aprile 2020 esclusivamente in digitale, Ruggine è stato stampato a dicembre in vinile a tiratura limitata grazie ai ragazzi di Truebypass. Piange il cuore a pensare a una band del genere impossibilitata a calcare i palchi, perché la dimensione live sembra essere quella più adatta ai Pontecorvo: se qualche booking è in ascolto li metta a suonare in accoppiata con i Morso, ne vedremo delle belle.

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Pubblicato da Ficky

Nel (poco) tempo libero scrivo racconti, guardo film e serie tv, leggo libri, recito in una compagnia teatrale, partecipo a eventi culturali e vado a vedere un sacco di concerti. Ho scritto per anni di musica (Indie-zone, Stordisco, Asapfanzine) e spero di trovare il tempo di farlo ancora per molti anni a venire.

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