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Racconto in musica 19: Di labbra schiuse e destini in comune (Valentina Dorme – Waterloo)

Non so quante volte in questa rubrica ho parlato di gruppi che ho scoperto vedendoli suonare dal vivo. Nel caso dei Valentina Dorme non è andata esattamente così: erano un nome conosciuto, qualche suono sentito distrattamente, uno dei gruppi di cui avevo sempre sentito parlare e di cui per motivi imperscrutabili (o per semplice mancanza di stimoli) non avevo mai approfondito la conoscenza. Nemmeno la sera che li vidi effettivamente dal vivo ero lì per loro bensì per il gruppo che apriva la serata, i meritevolissimi Intercity di cui avevo da poco recensito l’album Amur (qui uno dei video estratti, per darvi un’idea), ma appena partì A colpi d’ascia capii che non avrei finito la serata senza portarmi a casa un disco anche dei Valentina Dorme.

Formatisi a Treviso nel 1992 i Valentina Dorme passano per la pubblicazione di alcuni album autoprodotti e l’apparizione di un paio di loro brani all’interno di una compilation promossa dallo storico settimanale Il mucchio selvaggio prima di far uscire il primo disco “ufficiale”, Capelli rame. A credere in loro è la Fosbury Records, etichetta con cui dal 2002 al 2009 pubblicano altri due album (Il coraggio dei piuma nel 2005 e La carne nel 2009) prima di rilasciare per Lavorarestanca il loro, al momento, ultimo disco, La estinzione naturale di tutte le cose del 2015. I Valentina Dorme riescono a essere allo stesso tempo poetici e sfacciati, sognanti e tenebrosi, merito dei testi intrisi di letteratura (ho letto Thomas Bernhard grazie a loro) di Mario Pigozzo Favero e di musiche che passano in poco tempo dalla calma apparente all’assalto distorto, mai con violenza ma sempre con la consapevolezza di chi sa che quella è la via giusta da percorrere per scuotere gli animi. La estinzione naturale di tutte le cose lo considero fra i migliori dischi italiani di sempre, conosco a memoria i suoi brani e quando sono partito con questo blog avevo fisso in mente che Waterloo, la penultima traccia, avrebbe dovuto avere un suo racconto dedicato: ci ho messo più di tre mesi, ma finalmente l’idea giusta è arrivata.

C’era solo l’imbarazzo della scelta in realtà fra i loro brani da cui trarre ispirazione per una storia, ma la difficoltà di creare racconti basati su canzoni è che spesso ti ritrovi ad avere a che fare con artisti che hanno già detto tutto quel che c’era da dire (difficoltà già riscontrata prima coi Massimo Volume e con Giovanni Succi). Waterloo mi ha lasciato abbastanza spazio per potermi infilare e immaginare una stanza d’albergo, una coppia persa nei suoi rituali erotici e le conseguenze impreviste delle loro evoluzioni, e spero davvero di avergli reso giustizia. Qui sotto trovate il brano, più in basso il racconto, tutto come al solito: a me non resta che augurarvi buon ascolto, e buona lettura.

Di labbra schiuse e destini in comune

Ti riconosco, nell’inquadratura, come nessun altro potrebbe fare. Percepisco il ritmo del tuo respiro, osservo la curva del tuo seno, sorrido di fronte all’ingenua oscenità con cui apri le cosce all’occhio della telecamera e a me, poco più in là, che già fremo.

Entro anche io nel quadro, trovandomi più vecchio e molle di quanto rammentassi: forse l’effetto di quella serata d’eccessi, portate esotiche, birra annacquata e luci rosse soffuse, forse solo il contrasto delle nostre età e delle nostre membra giunte. Mi vedo inginocchiarmi, come un devoto all’altare dei nostri venti anni di distanza, sfiorare col palmo il tuo neo sottopelle lungo la coscia, un marchio segreto che persino a occhi chiusi troverei ancora. Il tuo volto mi è escluso alla vista, altre le labbra che attendono la mia lingua.

Iniziai a scrivere, allora, parole irripetibili sulla figa aperta, i tuoi sospiri a far da eco ai miei peccati svelati senza vergogna. Oggi, sprofondato in poltrona, vedo solo una schiena pallida agitarsi e sento un suono, un ansimare frenetico, sempre più profondo. All’apice dell’estasi le tue gambe si stringono attorno alla testa che ti concede il piacere, la mia, che osservo distratto e non riconosco.

Sospendo la visione, deluso. Quei video maliziosi, riprese lascive in fine settimana erotici, eccitavano al pensiero più di quanto non facciano allo sguardo: immortalati in eterno siamo meno di quel che eravamo. Quella notte, prima del sonno, dicesti di amarmi, o forse lo sognai: ma da quel sogno non avrei voluto svegliarmi mai.

Lo feci, maldestramente, come ogni cosa da allora in poi. Accadde in un motel a est, l’ennesima fuga sensuale, durante la quale mi inginocchiai in una maniera molto più formale. Lì, sotto un quadro di Napoleone ritratto all’Isola d’Elba, ignaro come me delle sconfitte future, travisando ciò che avevamo ti paventai un futuro di vestiti bianchi e promesse durature.

Attesi, per quella che mi parve un’eternità, di fronte al tuo sguardo indecifrabile. Non mi servono immagini per ricordare i tuoi occhi, fissi nei miei tanto da spaventare, gelidi come quelli di chi è abituato a ponderare. Schiudesti con calma le labbra, bagnandole con la lingua, e senza che la risposta giusta ti potesse esser suggerita ti uscì di bocca la sillaba sbagliata: la nostra storia moriva, quasi prima d’esser nata.

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Pubblicato da Ficky

Nel (poco) tempo libero scrivo racconti, guardo film e serie tv, leggo libri, recito in una compagnia teatrale, partecipo a eventi culturali e vado a vedere un sacco di concerti. Ho scritto per anni di musica (Indie-zone, Stordisco, Asapfanzine) e spero di trovare il tempo di farlo ancora per molti anni a venire.

4 pensieri riguardo “Racconto in musica 19: Di labbra schiuse e destini in comune (Valentina Dorme – Waterloo)

    1. Altra canzone fantastica, ma potrei dirlo di tutte. Grazie per i complimenti, se ti va di curiosare in giro qui ci sono tante storie che aspettano di essere lette e, soprattutto, canzoni da ascoltare 😉

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